Pubblichiamo l’intervista di Dirk Vantyghem, Direttore Generale di EURATEX, la Confederazione europea dell’abbigliamento e del tessile.
Articolo tratto da Mosaico Europa la newsletter quindicinale realizzata da Unioncamere Europa, l’associazione delle Camere di commercio italiane a Bruxelles.
(Domanda) La nuova legislatura è appena cominciata: cosa dovrebbe fare l’Europa per proteggere la competitività?
(Risposta) È positivo vedere che la competitività europea ha assunto maggiore rilevanza per i nostri leader politici rispetto a 5 anni fa. Il report di Enrico Letta “Much more than a Market” fornisce una buona analisi dei nostri limiti: il mercato unico non funziona correttamente, bisogna potenziare i mercati dei capitali, integrare il mercato energetico e ridurre gli oneri normativi per le imprese. Soprattutto, dobbiamo ristabilire una cultura dell’imprenditorialità in Europa, che favorisca le start-up e garantisca certezza del diritto alle aziende quando programmano di investire. Il Manifesto di EURATEX si concentra su 4 temi principali: la necessità di realizzare una strategia industriale intelligente, di conciliare la sostenibilità e la competitività, di riequilibrare le nostre reti di commercio internazionale e un maggiore impegno a favore dei consumatori nel settore del tessile e della moda. È quindi indispensabile sviluppare un mix coerente di politiche, che includa elementi legati al commercio internazionale, all’energia, all’innovazione, alla formazione e alle normative. La sfida sarà realizzare una strategia per la competitività, che essenzialmente richiede più Europa. Vedremo se il nuovo Parlamento europeo sosterrà questo obiettivo!
(Domanda)La transizione verde è al centro della strategia tessile europea. Quale il significato per i vostri membri? Quali i settori prioritari?
(Risposta)La strategia dell’UE per il settore tessile, lanciata nel marzo 2022, fa parte del Green Deal ed è quindi fortemente focalizzata sull’impronta ambientale del nostro settore con approfondimenti su: la riduzione dei rifiuti tessili e del consumo di acqua, la promozione della circolarità, l’aumento della trasparenza. EURATEX sostiene pienamente l’ambizione di rendere l’industria tessile più sostenibile; infatti, molte delle nostre aziende stanno già investendo ampiamente in questo senso. Idealmente, la sostenibilità dovrebbe diventare una fonte di competitività per le aziende tessili e della moda europee e non essere considerata un ostacolo o uno svantaggio competitivo. La difficoltà risiede nella modalità di trasformazione di questa visione in realtà. La strategia tessile dell’UE sta dando luogo ad una lunga serie di nuove leggi, che affrontano la progettazione ecologica dei prodotti tessili, la riorganizzazione della gestione dei rifiuti, l’introduzione della due diligence nella catena del valore, la revisione dell’etichetta dei capi di abbigliamento, la limitazione dell’uso di alcune sostanze chimiche e così via. Stiamo creando un nuovo quadro normativo, che entrerà in vigore nei prossimi 3-5 anni. La conformità a questo nuovo quadro richiederà adeguamenti e investimenti in un settore caratterizzato da una forte concorrenza globale. Come si può garantire che tutti gli operatori, indipendentemente dalla loro base produttiva, rispettino le nuove regole?
Una domanda cruciale, soprattutto se si pensa che la stragrande maggioranza dei beni nel settore della moda sono prodotti fuori dall’Europa e importati tramite piatta- forme online con un controllo molto limitato della qualità. EURATEX chiede quindi che la Strategia Tessile dell’UE diventi una Strategia Tessile Globale, per mantenere condizioni di parità, basate su standard di qualità elevati. Vorrei anche sottolineare che questa transizione può funzionare solo se condivisa dai consumatori. C’è molta pressione sui produttori affinché realizzino capi di abbigliamento più sostenibili, ma se il consumatore non è in grado o non è disposto ad acquistarli, l’intera strategia non sarà attuabile. Dobbiamo quindi impegnarci con i marchi e i rivenditori per garantire una maggiore trasparenza, evitare il greenwashing e magari offrire incentivi fiscali ai consumatori per acquistare prodotti più sostenibili e duraturi.
(Domanda)Quali le azioni di EURATEX per l’upskilling e il reskilling dei lavoratori?
(Risposta) Come accade nella maggior parte dei settori industriali, la questione delle competenze rappresenta senz’altro un problema strutturale anche nel nostro settore. Nell’UE assumiamo circa 1,3 milioni di persone, ma di queste il 30% ha più di 50 anni. L’industria tessile si trova ad affrontare una sfida critica: attrarre giovani talenti e garantire che acquisiscano le competenze necessarie per operare in un ecosistema in continua evoluzione. Oltre alla carenza di competenze di base, il 61% delle imprese necessita di competenze digitali, mentre il 40% riscontra ancora un deficit di competenze verdi. È necessario promuovere sforzi congiunti tra le autorità pubbliche a livello europeo, nazionale e regionale e il comparto tessile, per avviare nuove iniziative nell’ambito del Pact for Skills. Dovremmo anche concentrarci fortemente nel presentare le innovazioni del settore come un’opportunità professionale attraente, sostenibile e sempre più digitale, oltre che nel promuovere una cultura dell’imprenditorialità. In questo quadro, EURATEX ha avviato tre nuovi progetti, in collaborazione con partner dei settori del footwear e della pelletteria. Abbiamo inoltre istituito una “TCLF Skills Alliance” (tessili, abbigliamento, pelle, calzature) per coordinare il lavoro a livello europeo, nazionale e regionale.
(Domanda)Qual è il ruolo di progetti e reti europee a sostegno del rinnovamento del settore? Può fornirci degli esempi concreti?
(Risposta)Abbiamo insistito per ottenere misure di supporto europee per assistere le nostre PMI nella transizione, affinché possano investire in innovazione e sostenibilità. A questo proposito, siamo lieti di introdurre il primo programma dedicato al settore tessile nell’ambito di Horizon Europe: Textiles for the Future. Questo conferma la necessità di mantenere competitiva l’industria tessile e della moda europea, nonostante la crescente pressione per promuovere la sostenibilità. Il settore deve anche riorganizzarsi e collaborare più efficacemente all’interno di un ecosistema più ampio rispetto al passato. Per promuovere il riciclo, è essenziale sviluppare una nuova catena del valore circolare che connetta produttori tessili, marchi, enti di raccolta, smistatori e riciclatori. Questo è l’obiettivo della nostra recente iniziativa ReHubs, che attualmente raggruppa 25 importanti attori della filiera impegnati a incrementare il riciclo tessile in Europa. Stiamo attuando anche il progetto RegioGreenTex (finanziato nell’ambito del programma Interregional Innovation Investments dell’UE), che fornisce sostegno diretto alle PMI tessili per gli investimenti in ambito di sostenibilità ed economia circolare. Gestiamo questo progetto in stretta collaborazione con i più importanti cluster tessili regionali dell’UE, come ad esempio Biella e Prato in Italia. Iniziative importanti, ma non sufficienti a garantire la competitività dell’industria tessile in Europa. Come già accennato, abbiamo bisogno di un approccio integrato e che tenga in conto che l’UE non è più un leader globale capace di definire gli standard per il resto del mondo. Questa sarà la sfida per i prossimi 5 anni: avere una Commissione e un Parlamento forti, con una visione chiara della posta in gioco e pronti ad attuare sinergie comuni.
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